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sono soggetti di doi primi principii formali et activi,
freddo, et caldo. Que corpi che spirano il caldo son
gli soli che per se stessi son lucenti et caldi: que corpi
che spirano il freddo, son le terre; le quali essendo pa-
rimente corpi eterogenei son chiamate piú tosto ac-
qui, atteso che tai corpi per quelle si fanno visibili,
onde meritamente le nominiamo da quella raggione
che ne sono sensibili: sensibili dico non per se stessi:
ma per la luce de soli sparsa ne la loro faccia. A que-
sta dottrina è conforme Mosè, che chiama firmamen-
to l aria, nel quale tutti questi corpi hanno la persi-
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Giordano Bruno - La cena de le ceneri
stenza et situazione, et per gli spacii del quale vengo-
no distinte et divise le acqui inferiori, che son queste
che sono nel nostro globo; da l acqui superiori[,] che
son quelle de gli altri globi. Dove pure se dice, esser-
no divise l acqui da l acqui. Et se ben considerate
molti passi della scrittura divina, gli Dei et ministri de
l altissimo son chiamati, acqui, abissi, terre, et fiamme
ardenti. Chi lo impediva che non chiamasse corpi
neutri, inalterabili, inmutabili, quinte essenze, parti
piú dense delle sfere, berilli, carbuncoli, et altre fanta-
sie de le quali come indifferenti niente manco il volgo
s arrebe possuto pascere?
SMI. Io per certo molto mi muovo da l autorità del Li-
bro di Giobbe et di Mosè et facilmente posso fermar-
mi in questi sentimenti reali piú tosto che in metafori-
ci et astratti: se non che alcuni pappagalli
d Aristotele, Platone, et Averroe dalla filosofia de
quali son promossi poi ad esser teologi: dicono che
questi sensi son metaforici, et cossí in virtú de lor me-
tafore le fanno significare tutto quel che gli piace, per
gelosia della filosofia nella quale son allevati.
TEO. Or quanto siino costante queste metafore, lo
possete giudicar da questo che la medesma scrittura è
in mano di Giudei, Cristiani, et Malhumetisti, sette
tanto differenti, et contrarie, che ne parturis[c]ono al-
tre innumerabili contrariissime, et differentissime, le
quali tutte vi san trovare quel proposito che gli piace,
et meglio li vien comodo: non solo il proposito diver-
so, et differente, ma ancor tutto il contrario, facendo
de un sí, un non, et di un non, un sí. Come verbi gra-
tia in certi passi dove dicono che Dio parla per ironia.
SMI. Lasciamo di giudicar questi, son certo che a loro
non importa che questo sii, o non sii metafora: però
facilmente ne potranno far star in pace con nostra fi-
losofia.
TEO. Dalla censura di onorati spirti, veri religiosi, et
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anco naturalmente uomini da bene, amici della civile
conversazione, et buone dottrine: non si de temere.
Perché quando bene arran considerato trovarranno,
che questa filosofia non solo contiene la verità, ma an-
cora favorisce la religione piú che qualsivoglia altra
sorte de filosofia: come quelle che poneno il mondo
finito; l effetto et l efficacia della divina potenza finiti,
le intelligenze et nature intellettuali solamente otto o
diece; la sustanza de le cose esser corrottibile; l anima
mortale, come che consista piú tosto in una acciden-
tale disposizione, et effetto di complessione, et disso-
lubile contemperamento, et armonia; l esecuzione
della divina giustizia sopra l azzioni umane per conse-
quenza nulla; la notizia di cose particolari a fatto ri-
mossa dalle cause prime et universali. Et altri incon-
ven[ien]ti assai, li quali non solamente come falsi
acciecano il lume de l intelletto: ma ancora, come ne-
ghittosi, et empii smorzano il fervore di buoni affetti.
SMI. Molto son contento di aver questa informazione
della filosofia del Nolano. Or veniamo un poco a gli
discorsi fatti col dottor Torquato; il quale son certo
che non può essere tanto piú ignorante che Nundi-
nio; quanto è piú presuntuoso, temerario, et sfacciato.
FRU. Ignoranza et arroganza son due sorelle individue
in un corpo et in un anima.
TEO. Costui con un emfatico aspetto, col quale il di-
vum Pater vien descritto nella Metamorphose seder
in mezzo del concilio de gli Dei, per fulminar quella
severissima sentenza contra il profano Licaone; dopo
aver contemplato la sua aurea collana
PRU. Torquem auream, aureum monile.
TEO. et appresso remirato al petto del Nolano, dove
piú tosto arrebe possuto mancar qualche bottone; do-
po essersi rizzato, ritirate le braccia da la mensa,
scrollatosi un poco il dorso, sbruffato co la bocca al-
quanto, acconciatasi la beretta di velluto in testa, in-
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torcigliatosi il mustaccio, posto in arnese il profumato
volto, inarcate le ciglia, spalancate le narici, messosi
in punto con un riguardo di rovescio, poggiatasi al si-
nistro fianco la sinistra mano; per donar principio alla
sua scrima, appuntò le tre prime dita della destra in-
sieme, et cominciò a trar di man dritti, in questo mo-
do parlando: Tune ille philosophorum protoplastes?
Subito il Nolano suspettando di venire ad altri termi-
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