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giochetto? E quanti sono quelli con cui lavori?
Tre rispose Darlaine senza scomporsi.
E dovrei fidarmi dite? Voglio dire, se uno di quegli altri ti dice dove trovare i
gettoni, hai intenzione di dirlo anche agli altri tre?
Naturalmente. Darlaine aveva l aria offesa. Ormai dovresti conoscermi,
no?
Già. E quando avremo tutti quanti il gettone, con chi andrai?
Con te.
Vuoi proprio che ti creda disse Ernest. D accordo. Stasera alle dieci sarà
alla panchina.
Ti amo, Ernest.
Arrivederci.
Via via che le ore passavano e si avvicinava la notte, la folla diventò isterica.
Nessuno sapeva quanto tempo gli restasse. E poi, si trattava di un disastro naturale su
scala cosmica, di là da venire, dopo un anno, due anni, cinque anni? Oppure di un
disastro provocato dall uomo? E se fosse successo quella notte stessa, a mezzanotte?
Pareva che nessuno, nelle strade, avesse ancora ottenuto il gettone. I fortunati, posto
che ce ne fossero, mantenevano il segreto. Presto, tutti impararono a non dare ascolto
alle grida improvvise: Sotto il ponte! Nessuno penserebbe di cercare là! , I
sotterranei dello stadio! Un posto perfetto! Tutti ascoltavano increduli, ma poiché la
situazione era veramente disperata e ognuno aveva i nervi a fior di pelle, le voci cor-
revano...
Impossibile dire dove cominciò la violenza. Gli ondeggiamenti frenetici della folla
spinsero qualcuno dei più deboli a lato della strada, schiacciandolo contro la vetrina
di un negozio, che andò in pezzi. Il tragico rumore dei vetri infranti sembrò una
liberazione, e la folla ne volle ancora: sassi, cestini dei rifiuti, corpi umani vennero
lanciati contro le vetrine. I pali dei cartelli segnaletici furono divelti, i cavi
dell energia furono strappati e lasciati a penzolare come servitori di procedimenti
ormai inutili puniti per la loro incapacità. Trenta milioni di pazzi scatenati in una sola
città, e stretti in mezzo a loro gli agenti in divisa, le forze dell ordine che di solito lo
mantenevano, ora in balia della violenza da cui erano trattenuti solo dalla mancanza
di spazio.
Ernest fu travolto dalla confusione mentre riattraversava la città per tornare al
parco. Anche sotto l ombra degli alberi non c era pace. Evitò i punti da cui
provenivano rumori di lotta e si avviò verso la panchina: non si era ancora rassegnato.
Senza quasi rendersene conto aveva trovato la forza di continuare a cercare;
Rinunciare adesso, cedere al disordine insensato, equivaleva letteralmente al suicidio.
Bene, pensò tenendo d occhio i gruppi di coloro che si azzuffavano nel parco, se
non altro ce ne saranno meno per le strade.
Alle dieci era alla panchina. Da solo. E così alle dieci e mezzo. Alle undici
cominciò ad avere paura. Alle undici e un quarto se ne andò. A dar retta alle voci che
correvano insistenti, il disastro sarebbe cominciato a mezzanotte. Solo mezz ora per
trovare un gettone, posto che ce ne fossero ancora.
È come se fossi già morto, si disse facendosi strada nella ressa. Sono morto. tutto
finito.
Dopo un po si fermò a riflettere su questo pensiero. Piangeva, quando gli parve di
vedere Darlaine.
Era sicuro che fosse lei: lottava per aprirsi un varco nella calca, qualche metro più
avanti. Forse è riuscita a procurarsi il gettone. Forse è rimasta intrappolata tra la folla
e non ce l ha fatta a raggiungermi.
Ehi! urlò, sapendo che probabilmente lei non l avrebbe sentito o non gli
avrebbe badato. Darlaine, aspetta! Sono io, Ernest Weinraub! La ragazza lo
sentì e si voltò. Aveva un espressione atterrita, e invece di tentare di tornare indietro
per raggiungerlo, cercò di spingersi più avanti, di mescolarsi alla gente.
Maledetta disse Ernest, ha un gettone.
Si fece avanti a spintoni e gomitate, e finalmente la raggiunse. L afferrò e la
trascinò sotto un portone.
Lasciami andare! strillò lei.
Perché non sei venuta all appuntamento? Dove hai preso il gettone?
Cosa dici? Non ce l ho. E chi sei tu? Si era messa a piangere, adesso.
Fammi guardare nella borsetta disse Ernest.
Lei lo fissò terrorizzata. No!
Lui tentò di strappargliela, e lei gli mollò un calcio in un ginocchio. Allora lui la
colpì di taglio alla gola, e lei cadde, svenuta. Le strappò la borsa e ci frugò dentro,
pieno di speranza. Non c erano gettoni. Chi aveva assistito alla scena ne capì al volo
il significato.
Ne ha uno! gridò una voce.
L ha lui, adesso!
Ernest fece dietrofront e attraversò di corsa l atrio del condominio, seguitò da
decine di scalmanati urlanti. Uscì dalla porta di servizio e riuscì a perdersi in mezzo
alla folla.
Ormai Ernest vagava a caso, con la certezza di avere solo pochi minuti di vita,
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